fusa

fusa

Cercavi nella vetrina
lo spettacolo dell’incontrarmi
riconoscermi, desiderarmi.
Ecco poi, l’attesa rotta
da una cascata riccia,

di vaniglia, bruna
come nessuna.
Stordito dalla mano

ribelle al saluto
il sorriso hai abbozzato
e nel minuto ti ho spiato
fiutando quella tua incertezza
latrice di deliziosa irrequietezza;
gli iridi di tono han mutato,
la voce ha ceduto
ignoravi il delitto in agguato,
all’angolo della sera
nel vicolo della primavera.
Ratto il mio abbraccio,

la mia testa a ciondolo
al tuo collo ho fatto
e mentre l’unghia

la pelle fendeva
sotto la tua camicia
un fremito rispondeva
a quella mossa di micia
che ti spinse a supplicare
«no… non mi baciare».





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