dicat

Nella penombra
ho sceso di tre passi
le scale
e ho preferito
chiusi gli occhi,
le palpebre come serrande,
avanzare così
per indovinarti al tatto:
scolpito nel buio
il tuo viso increspato
ai polpastrelli timorosi;
ovattato nell’aria
il tuo petto tamburo
ai palmi segugi;
poi un passo indietro:
ho respirato parsimoniosa
la tua essenza
di ambra e di sale.




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